sabato 9 marzo 2013

Referendum sull'Euro: Perchè uscire dall'euro è un'assurdità

Grillo vorrebbe fare un referendum sulla permanenza o meno dell'Italia nell'Euro.
Non starò qui a smontare direttamente questa teoria visto che sul web vi sono numerosi articoli che spiegano il perchè non sia una buona idea abbandonare oggi la moneta unica.

Parto direttamente autocitandomi, visto che ne ho parlato più volte su Rebel Ekonomist. In "Uscire dall'Euro, tornare alla Lira e svalutare: quali le conseguenze"spiego gli effetti su debito ed importazioni (inflazione interna)

"Tralasciando le difficoltà dell'uscita dalla moneta unica, gli effetti reali sarebbero devastanti. Per prima cosa, una eventuale svalutazione del debito (a modi Argentina per intenderci) avrebbe come risultato il fatto di non ricevere più credito dai paesi stranieri o riceverlo a tassi elevatissimi (come d'altronte succedeva a noi negli anni '90).

Bisogna poi valutare la componente inflazione che andrà a pesare soprattutto sui redditi medio-bassi, già ora in cattive acque. Pensiamo solo a tutti i prestiti e ai mutui: di quanto aumenterebbero gli interessi su di essi?

Non ci si deve dimenticare poi di quel 30% del PIL in cui si misurano le importazioni che (grassetti miei) " (fra il 2003 e il 2005) pur essendo aumentante soltanto dello 0,5% in volume sono cresciute del 22,9% in valore medio unitario, in gran parte a causa dell'aumento dei prezzi delle materie prime". I prezzi delle materia prime, dopo una svalutazione, aumentano decisamente (e fra questi ci sono petrolio e gas ad esempio) quindi si avrebbe una componente di "Inflazione da materie prime" importante (guardate solo le conseguenze dell'aumento della benzina in questi mesi).

Il 72% delle importazioni (Istat, febbraio 2010) sono composte da energia, prodotti intermedi e beni strumentali tutte cose che servono per produrre prodotti finiti. Ora, è un dato molto generale, però aiuta a capire come molti dei beni finali fabbricati in Italia dipendano dall'import. Una svalutazione aumenterebbe i costi di non poco anche di quei prodotti.

Arriviamo quindi ad un punto cruciale. La tesi degli svalutazionisti è quella che, con una moneta debole, le esportazioni aumenterebbero a dismisura portando la tanto acclamata crescita economica. In realtà le cose non stanno così proprio perchè viene trascurata tutta la componente "Import" presente nell'Export! Se, con la svalutazione, cresce il prezzo di energia, materie prime, strumenti e beni intermedi con i quali vengono fabbricati i beni finali da esportare, anche il loro prezzo finale cresce!
A questo si deve aggiungere anche che l'export di per sè non fa explodere in automatico la crescita (si veda "Il mito della crescita tirata dall'export")."

In "Quali sarebbero le conseguenze per i mutui nel caso di un ritorno alla Lira" spiego appunto le conseguenze sui mutui:
  • Nel caso di mutuo a tasso fisso, un ritorno alla Lira porterebbe svalutazione e inflazione. L'inflazione favorisce i debitori, quindi (presumo) voi che avete scritto la chiave di ricerca;
  • Nel caso di mutuo a tassa variabile, bisognerebbe ricalcolare il tasso (ora si basa sull'euribor) che sarebbe locale. Di sicuro aumenterà con effetti molto pesanti sulle rate da riborsare (vedi ad esempio la prospettiva sui mutui a tasso variabile in Grecia nel caso di un ritorno alla Dracme)
Vi è poi l'articolo di Mario Seminerio che in "Euro, e se facessimo il referendum?" spiega gli effetti disastrosi sulle banche e aziende:

Molte aziende sarebbero poi dissestate dal nuovo sistema valutario. Le multinazionali, ad esempio, tendono ad avere una sussidiaria di tesoreria che gestisce l’indebitamento in modo centralizzato. Spesso la giurisdizione delle passività è quella olandese, e l’Olanda finirebbe nel gruppo dell’euro-marco. Ciò vorrebbe dire un enorme aumento dell’onere del debito per le imprese coinvolte. Servirebbero quindi degli imponenti salvataggi: il sistema finirebbe travolto dalla illiquidità e da dispute legali sulla giurisdizione nazionale di attività e passività, trascinando con sé il sistema bancario nazionale.
Ipotizziamo invece che obiettivo grillino sia quello di ridurre l’onere del servizio del debito, oggi pari a circa il 6 per cento del Pil. Ciò in astratto sembrerebbe non necessitare di fuoriuscite dall’euro ma “solo” di ristrutturare il debito sovrano, cioè di fare default, magari confidando nella presenza di un avanzo primario, che in teoria dovrebbe “isolarci” dai mercati dei capitali. In questo caso, tuttavia, avremmo il fallimento pressoché immediato del nostro sistema bancario, inzeppato di titoli di stato, che andrebbe quindi nazionalizzato, con costi stratosferici. In quel caso ci servirebbe una banca centrale autonoma ed indipendente, per stampare la moneta necessaria per sostenere questi enormi costi. E si torna al via, l’uscita dall’euro. Come si vede, un rompicapo.

Insomma, un'assurdita...

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